A cosa serve l’ecografia nella sterilità

Durante un trattamento di inseminazione artificiale o di fecondazione assistita, ti trovi molto spesso ad effettuare l’ecografia, un esame per visualizzare gli organi pelvici come l’utero e le ovaie. Eppure, nonostante le tante volte che l’hai fatta, non ti è ben chiaro a cosa serve l’ecografia nella sterilità?

Lo capisco, perchè anche molti medici non conoscono fino in fondo a cosa serve l’ecografia nella sterilità. L’ecografia per problemi di sterilità è diversa da una comune ecografia ginecologica. Oltre a visualizzare le anomalie e patologie dell’utero e delle ovaie, serve a capire, per esempio, la tua età biologica. Viene eseguita pricipalmente per via vaginale introducendo una sonda ecografica in vagina.

Alcune delle funzioni dell’ecografia nella sterilità sono la conta dei follicoli antrali delle ovaie, che devono essere almeno 6 per ovaio, e a vedere in modo dettagliato l’endometrio, la parte interna dell’utero, dove l’embrione attecchisce. Oltre a questo, a cosa serve l’ecografia nella sterilità? A molto altro, come la visualizzazione dell’endometriosi ovarica, dell’adenomiosi, dei piccoli polipi dell’utero, insignificanti per la salute generale, ma importanti nell’attecchimento embrionario. Mettiti tranquilla, rilassati, e cerchiamo di capire con semplicità e precisione a cosa serve l’ecografia nella sterilità.

ecografia nella sterilità ECOGRAFIA VAGINALE NELLA STERILITA’. In questa immagine di una nostra paziente, la misurazione corretta dell’endometrio al fondo uterino. Si vede anche il pattern endometriale a 3 linee, il migliore per l’impianto embrionario.

[sitemap]

A cosa serve l’ecografia nella sterilità

Viene eseguita con un macchinario capace di generare ultrasuoni, come il sonar di una nave. L’ecografia necessita pertanto di un minimo di liquidi presenti negli organi, per poter attraversare i tessuti.

Una volta giunti all’organo interessato, gli ultrasuoni rimbalzano, creanso un’eco di ritorno che viene registrata dal macchinario come un segnale che viene elaborato per creare l’immagine.

  • le strutture piene di liquido chiaro appaiono nere
  • quelle meno ricche di liquido appaiono biancastre

L’ecografia vaginale è la modalità principale per eseguire una ecografia nella sterilità. Serve a valutare e fotografare le immagini restituite dagli organi interni della donna. Si possono evidenziare alterazioni a carico di:

  • utero
    • fibromi
    • anomalie di posizione
    • malformazioni
    • adenomiosi
  • endometrio: la parte interna dell’utero, dove viene accolto l’embrione. Si valuta:
    • lo spessore in millimetri, al fondo
    • l’aspetto (compatto, trilineare)
    • la compatibilità con la fase del ciclo e con la terapia in corso
    • la disomogeneità strutturale e la presenza di corpi estranei (es. spirale)
    • si sospetta la presenza di ispessimento, polipi, fibromi
    • si valuta la presenza di liquido al suo interno
  • ovaie: la sede delle uova. Si valutano:
  • tube di Falloppio: in genere, nella normalità, non devono essere viste. Le tube sono visibili in ecografia se hanno del liquido all’interno (idrosalpinge)
  • presenza di liquido nella pancia (falda fluida) che in condizioni di normalità non ci deve essere o essere molto sottile

L’ecografia addominale serve nella sterilità?

L’ecografia pelvica addominale si esegue in genere a vescica piena, ma non necessariamente con i macchinari di ultima generazione, che consentono di visualizzare gli organi interni a vescica vuota. Per eseguire l’ecografia pelvica addominale con un macchinario standars, occorre quasi sempre bere almeno mezzo litro di acqua prima dell’esame. Trattenendo l’urina, la vescica si riempie e consente agli ultrasuoni di attraversare le pareti addominali. Questo porta ad una buona visualizzazione degli organi interni. A volte, è utile associarla all’ecografia vaginale nella sterilità soprattutto in alcune patologie, come i fibromi, in cui l’ecografia vaginale può essere insufficiente.

Approfondimenti

Klenov VE, VAN Voorhis BJ. Ultrasound in Infertility Treatments. Clin Obstet Gynecol. 2017;60(1):108-120